lunedì, gennaio 15, 2007

La stanza dei ricordi

Stamattina, prima di svegliarmi, ho avuto un sogno strano e bellissimo. Penso sia importante scriverlo per non lasciarlo completamente dissolvere.
Piu' o meno e' iniziato in modo illogico e bizzarro: ero in spiaggia con Fabio (bif). Mai stato in quella determinata spiaggia, mai vissuto quello che stavo vivendo con lui in quel momento. Poi inizia..
Arrivano dei ragazzi ad intervistarlo, io gli sono accanto mentre risponde a delle domande (forse) sul suo passato. Inizio anche io a regredire. Mi ritrovo nella mia classe di liceo. Sto sistemando una relazione da consegnare (forse di Italiano o Storia... non so) infilandola dentro un raccoglitore trasparente semi-rigido. Ricordo che il tema era collegato alle Icone. In classe c'e' il mio prof di matematica... quello delle medie. Un personaggio che ricordo con affetto. Ad un tratto vedo che si forma una fila alla destra della cattedra e gli altri miei compagni di classe iniziano a fargli vedere il quaderno degli esercizi.

Situazione tipica. Non avevo con me il quaderno, l'avevo scordato. Inizio a pensare: "mapporcadiquellav....". Poi l'illuminazione. Io questo l'ho gia' vissuto, ho gia' finito le medie ed il liceo. Sono anche laureato! Mi giro verso il professore e gli chiedo in che anno siamo. Lui risponde con un calcolo strano per dirmi che giorno della settimana e'. Stranamente il calcolo che fa mi sembra del tipo che puo' essere utilizzato per stabilire che giorno della settimana e' in qualsiasi punto del calendario...avanti od indietro negli anni.

"Si, ma che anno e'?", gli chiedo incalzante. Allora lui cede. Vedo nei suoi occhi che comprende di essere solo un ricordo. La classe si svuota, i compagni escono con lo zaino su di una sola spalla (che fa' molto chic) e ci avviamo verso l'uscita. Mi rivolgo a lui dicendogli che e' un bravo professore, il migliore che io abbia mai avuto... che non lo scordero' mai. Lui mi sorride e mi sembra in pace. Siamo al secondo piano del liceo E.Majorana. Nei corridoi vedo alcuni dei miei compagni di liceo. Alcuni non mi prestano attenzione, uno chiede dove siamo stati e dove abbiamo avuto lezione. Gli rispondo che gli sarebbe bastato chiedere o guardare un po' in giro: Aveva sempre l'aria di saputello ai tempi del liceo.

Invece di uscire, entro in un'altra aula. Capisco che e' davvero la mia vecchia aula di liceo. Ai banchi sono qui e la seduti degli studenti che non conosco. Non sono molto interessato a loro.... guardo i muri dell'aula. L'abbiamo ridipinta noi studenti all'inizio del secondo anno. Poi sento qualcuno parlare... distinguo pronunciare un cognome e capisco che sono i miei vecchi compagni delle elementari. Ora sono tutti li', aula piena, banchi vicini l'uno all'altro, parlano tra di loro. Alcuni mi guardano (quelli con cui ero piu' amico... come Vittorio o Stefano), altri parlottano e si confrontano su chi hanno incontrato o che hanno fatto nella vita. Curioso il fatto che parlino del loro lavoro... non sono veri bambini delle elementari... sembrano essere stati chiamati qui a parlare di se', come in quel momento mi ci sentivo anche io. Una specie di rimpatriata vestiti di noi stessi da bambini. Una sensazione agrodolce. Uno di loro (forse Luca) stava cuocendo dei waffle direttamente in una teglietta di alluminio appoggiata sul banco... sotto nessun fuoco.

Mi guardo intorno, vicino ai muri ci sono scaffali ed espositori pieni di libri, giocattoli, album... Mi avvicino. Vedo alcuni dei miei giocattoli di quando ero piccolo.
La mia casa della Lego, quella di mio fratello, i robot, i transformers. Poi in un altro scaffale vedo pupazzi di peluche. Non li ricordavo, ma sono loro. Proprio quelli di quando ero piccolo. Uno e' un piccolo ippopotamo, altri ora sono confusi. Gia' ora non li ricordo. Ma erano tutti li', in fila, ordinati. Poco piu' in alto ci sono le macchinine, i giochi di societa'.
A sinistra ci sono i libri. Uno di essi e' "Braccobaldo sulla luna"... quante volte l'ho aperto quando avevo forse 4 anni. Ci sono anche gli album di foto, grandi e piccoli. Ne prendo uno piccolo. Dentro foto di un prato fiorito. Steli alti, fiori a grappoli gialli. Belle foto patinate dall'eta'. Nell'angolo di ciascuna foto c'e' una frase, come se avessero abbinato i versi di una poesia. Ne trovo una di mia madre (forse avra' avuto 26 anni) che tiene per le mani un bambino che fa i primi passi incerti. Forse sono io, forse mio fratello. Ho la sensazione di essere io, soprattutto perche' in casa non abbiamo molte foto di me da piccolo. Quelle ordinate li' DEVONO essere le foto che avrebbero dovuto essere scattate. Poso l'album e mi guardo di nuovo intorno pensando che deve DEVE essere da qualche parte un armadio con TUTTI i miei vestiti, da quando sono nato ad ora. E' il mio sogno avere un armadio del genere e reindossare abiti che ho amato portare. Ancora oggi ho difficolta' a buttare i vestiti. Li uso fino a che non si sfondano per attrito ed usura... poi li tengo con me ancora un bel po'.

Mentre cerco con gli occhi l'armadio, si accende il Quad (il nostro computer Mac), e parte il programma di musica, impostato come sveglia. Passeggio nel sogno ancora qualche istante. Poi Smiki si gira nel letto e appoggia la testa sul mio petto. Il sogno torna da dove e' venuto. Apro gli occhi.

Accendo il PC, ed inizio a scrivere questo post. Grazie a Dio l'ho tenuto stretto abbastanza per poterlo ricordare. Ora posso andare a fare colazione.

qualcosa di agrodolce sul fondo della gola...

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